“La contaminazione dei corpi nelle istituzioni sociali”

«In epoca capitalistica, le istituzioni si fanno carico di tutta la popolazione per fornire una vastissima rete di servizi: ci fanno nascere e ci curano, ci istruiscono, ci custodiscono, ci fanno lavorare, ci assistono nella vecchiaia. Per tutto il tempo necessario a fornire il servizio, l’istituzione assume il controllo del soggetto interessato – lo studente, il malato, l’ebreo, il prigioniero, il matto, il nemico, lo straniero, il vecchio, l’handicappato – e lo priva della libertà necessaria affinché l’azione istituzionale possa avere effetto secondo prescrizioni e ritmi stabiliti. Le istituzioni non gestiscono i soggetti con la stessa intensità. Alcune, come la scuola, detengono l’individuo per poche ore al giorno, lasciandolo libero di muoversi e di relazionarsi col mondo nel restante tempo libero. Altre, invece, si impadroniscono del soggetto per tutto il tempo necessario, impedendogli lo scambio sociale e l’uscita verso il mondo esterno: sono queste le cosiddette istituzioni totali, che saranno l’unico scenario oggetto di analisi. È stato Erving Goffman a definire “totali” tutte quelle istituzioni “deputate a fornire una residenza a diverse categorie di persone socialmente indesiderate”.3 La separazione dal mondo avviene attraverso le barriere fisiche dell’istituto, vale a dire “porte chiuse, alte mura, filo spinato, rocce, corsi d’acqua, foreste o brughiere”. Sono istituzioni totali le prigioni, i campi di concentramento, i manicomi, gli ospedali, gli orfanotrofi, le case di cura, le case per anziani, i centri di detenzione per migranti, gli istituti per handicappati, i lebbrosari, i sanatori per tubercolotici, i collegi, le navi e le caserme militari, i campi di lavoro, le piantagioni, i monasteri e i conventi. (…) Non è un segreto che l’istituzione totale, oltre a recludere, lega, droga, visita, inietta, infetta, espropria, invade lo spazio vitale, osserva, ispeziona. È il quid plus di punizione di cui parlava Foucault. Vi troviamo una larghissima serie di territori coercitivi e non, tra cui la disconferma identitaria e sessuale, l’infantilizzazione, la mortificazione, la contaminazione. Ciascuno di questi territori si espleta con un variegatissimo corpus di dispositivi che sommergono la carne e la mente dell’internato. Tali dispositivi hanno lo scopo di incrinare o annullare l’autonomia e le identità individuali al fine di indurre la persona ad affidarsi, accuratamente docilizzata, nelle mani dell’istituzione. Il terreno di questa ricerca riguarda solo il ristretto campo della contaminazione. Erving Goffman definisce la contaminazione di un individuo come l’invasione o la vera e propria violazione del suo corpo o di qualcosa che è strettamente collegato con il Sé. (…)

Non è detto che le poche contaminazioni descritte in questo libro a scopo esemplificativo siano la consuetudine istituzionale: ma è evidente che, quando si verificano, guardie penitenziarie, poliziotti, militari, medici e infermieri, SS, suore, ecc. le accolgono come un’evenienza valida e accettabile all’interno dell’istituzione totale in cui lavorano. Capisco che l’istinto di ogni buon cittadino sia “stracciarsi le vesti” e dichiarare che tutto ciò non è ammissibile, che deve trattarsi per forza di una stortura di qualche isolata “mela marcia”, ma l’unica cosa che glielo fa dire è fondata solo su un astratto perbenismo. La realtà, purtroppo, è ben altra cosa.»


WILLIAM FREDIANI ha pubblicato per Sensibili alle foglie Un universo di acciaio e cemento. Vita quotidiana nell’istituzione totale carceraria (2018) e Seduti e zitti! Invettiva sull’istituzione scolastica (2020).

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