“Sticomanzie”

La sticomanzia è un insieme di pratiche divinatorie che, oltre a fondarsi su responsi e previsioni emanati da entità superiori, si basa sul sorteggio. Tra le sticomanzie più comuni l’estrazione casuale di una frase-oracolo dall’epica o dai testi religiosi – come l’Odissea e la Bibbia –, o il rituale del tsujiura senbei: il tipico biscotto della fortuna asiatico. Ma al di là dell’ambito ludico e magico, la sorte è ancora ampiamente contemplata e utilizzata, come modalità di scelta, anche in contesti molto seri e illustri. Questa silloge racchiude permanenze, certamente non casuali, tra le pareti domestiche e di altri edifici, mentre è questo tempo umano di emergenza, disparità e iniquità. Tuttavia ancora troppi aspetti difficoltosi della vita, a partire dai linguaggi, più che essere concretamente e coscientemente affrontati, vengono affidati al caso, randomizzati. Sticomanzie non tenta predizioni, ma riflessioni su un presente che spesso, invece di reggersi su comprovate realtà, poggia su metafore di voleri ultraterreni e su mitologie del potere antropocentrico. Cioè proprio dove non andrebbero rintracciate le soluzioni, ma le radici delle disuguaglianze.

Dall’Introduzione di Susanna Panini (Ippoasi – Rifugio per animali liberi):

«Siamo mostre fuori controllo. Questo è il mio augurio per voi: possiate essere feroci. Possiate non temere nulla, mentre vi lasciate guidare dai sortilegi ecofemministi e dalle sticomanzie. Possano i vostri occhi spalancarsi, possa il vostro sguardo lasciarsi cullare attraverso le righe di questa silloge: non tra le predizioni, bensì tra le riflessioni su un presente che spesso non si regge su comprovate realtà, ma poggia su mitologie del potere antropocentrico. Cioè proprio dove non andrebbero rintracciate le soluzioni, ma le radici delle disuguaglianze. L’umanità, d’altronde, è definita dagli uomini, perciò tutte le altre, che non sono uomini, non sono umane. E allora, mostre di ogni tempo e spazio, voliamo tra i palazzi, strisciamo tra le pareti domestiche e di altri edifici: è questo il tempo umano di emergenza, disparità e iniquità, ma i nostri possono diventare linguaggi nuovi – ritrovati».


ELISABETTA CIPOLLI (Livorno, 09/06/1976), vive e scrive a Livorno. Dagli anni Novanta a oggi ha lavorato a numerose pubblicazioni sia in ambito saggistico che poetico. Dopo una formazione tecnica ha prestato servizio per vent’anni nel settore delle telecomunicazioni, ricoprendo varie mansioni. A seguito dell’ultimo licenziamento collettivo decide di dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Per queste edizioni ha pubblicato, nel 2016, Radici scalene.  

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Siamo una cooperativa di produzione e lavoro dal 1990. Proponiamo un modo di cercare, di porre domande sui vissuti, sui dispositivi totalizzanti,  sulle risposte di adattamento e sulle risorse creative delle persone che li attraversano.

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