“Eccedenza e individuazione”

Alle spalle di ciò che chiamiamo realtà sussiste un gioco di possibilità irriducibile a ogni principio di governo. Potremmo osservarne un riflesso nella nozione di potenza entro la storia della filosofia; di sacro entro la storia delle religioni; di afflato entro la storia delle arti. Gustav von Aschenbach, l’insigne poeta di La morte a Venezia, riesce a saggiarne l’ebbrezza per mano di Eros giusto il tempo di essere punito con la morte del mondo stesso. Un sequestro intenzionale del possibile sulla cui parabola sia Ernesto de Martino che Furio Jesi misureranno la fine di un orizzonte storico imprigionato nella propria realtà, tanto universale quanto ipotecata di morte. Chiave del saggio è la ripresa delle implicazioni teoriche sopra descritte nell’ottica di schiudere una visuale sui dispositivi di potere che, dietro le categorie imperscrutabili di natura e datità, normano i significati dell’edificio sociale, stabiliscono le sue frontiere, sorvegliano le vie di fuga. Un complesso di strategie e trabocchetti volto a disinnescare il conflitto tra l’individuazione di un determinato ordine culturale e l’indeterminato da cui è circuito, l’eccedenza di realtà che permane oltre le sue pareti e dalla cui ingovernabilità rimane sovrastato. Un territorio senza padronanza, storicamente confinato ora nell’invisibile ora nel patologico, talvolta nell’arte e nella rivolta.


Matteo Colombani è laureato in filosofia. Le sue ricerche spaziano dall’antropologia culturale alla teoria critica. Sui rapporti tra corpo e potere ha pubblicato Lo spettro di Dioniso nell’underground. Prolegomeni a una trance contemporanea (Mimesis, 2020).

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Siamo una cooperativa di produzione e lavoro dal 1990. Proponiamo un modo di cercare, di porre domande sui vissuti, sui dispositivi totalizzanti,  sulle risposte di adattamento e sulle risorse creative delle persone che li attraversano.

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