Salviamo la nostra umanità dalle macerie di Gaza – Dialogo con Samah Jabr, autrice di “Sumud” e “Dietro i fronti”

Samah Jabr, nata nel 1976 a Gerusalemme Est, è psichiatra e scrittrice. Attingendo alle sue osservazioni cliniche e attualizzando il discorso di Frantz Fanon, testimonia della vita quotidiana nella Palestina occupata, invitandoci a riflettere su salute mentale, colonialismo e diritti umani.

Per queste edizioni ha pubblicato “Sumud” (2021) e “Dietro i fronti” (2019).

In questa ora buia dell’umanità, alla luce di ciò che sta accadendo in Palestina oggi, abbiamo invitato la dottoressa Jabr a presentare i suoi libri e a raccontarci cosa sta accadendo nella sua terra lacerata. La situazione di guerra non le ha consentito di raggiungerci di persona, poiché il suo volo è stato annullato. La sua partecipazione da remoto a diverse iniziative in tutta Italia, tra Roma, Modena e Pisa, dal 14 al 17 novembre 2023, è stata comunque occasione per un importante confronto sul collasso della nostra umanità davanti alla tragedia in corso.

Salviamo la nostra umanità dalle macerie di Gaza

Samah Jabr ha intitolato il suo messaggio alla nostra platea “Saving our Humanity from the Rubble of Gaza” (Salviamo la nostra umanità dalle macerie di Gaza). Potete ascoltarlo dalla sua voce, sottotitolato in italiano a cura di Cloe Curcio (Sensibili alle foglie), nel video seguente:

Dialogo sul concetto di “resistenza” tra Samah Jabr (Ministero della Salute palestinese), Maria Rita Prette (Sensibili alle foglie) e Antonello D’Elia (Psichiatria democratica)

La registrazione dell’incontro svoltosi al Csoa Intifada di Roma martedì 14 novembre 2023, alle 18:30, su Zoom, è ora disponibile su YouTube. Questo documento dà voce alla testimonianza della dottoressa Jabr, espressa con le sue parole chiare e nitide. Traduzione a cura di Cloe Curcio (Sensibili alle foglie).

Parlare di resistenza e di salute mentale in Palestina

Sumud. Resistere all’oppressione.

Sono qui proposti alcuni testi scritti della dottoressa Samah Jabr tra il 2019 e il 2021 raccolti sotto il tema del sumud, un concetto che non significa solamente essere capaci di sopravvivere o di riprendere forza per gestire e adattarsi allo stress e alle avversità, ma implica anche mantenere un risoluto atteggiamento di sfida alla sopraffazione e all’oppressione. Le riflessioni dell’Autrice attraversano molti territori, dalla differenza di genere alla discriminazione razziale nella Palestina occupata, dal jihadismo salafita – qui assimilato al sionismo – alla resistenza contro l’occupazione.

Una particolare attenzione è riservata al tema della salute mentale – guardata dal suo osservatorio di psichiatra e direttrice dell’Unità di Salute mentale del Ministero della Sanità palestinese – e all’esperienza della pandemia da Covid-19 vissuta sotto occupazione. Quale filo conduttore, l’invito a ri-considerare la solidarietà con gli oppressi terapeutica a tutte le latitudini.

Dietro i fronti. Cronache di una psichiatra psicoterapeuta palestinese sotto occupazione

Queste cronache, scelte tra i numerosi scritti della dottoressa Jabr, si snodano nel corso del tempo, dal 2003 al 2017. Psichiatra, scrittrice, pensatrice e testimone, l’Autrice condivide in questa raccolta la sua esperienza di terapeuta sotto occupazione, affermando che la psichiatria e la psicoterapia non possono guarire le persone oppresse senza contemplare nella propria etica professionale la giustizia e i diritti umani come degli elementi essenziali per la salute mentale e il benessere dei pazienti.

Samah Jabr considera il lavoro clinico alla luce del contesto socio-politico e analizza il trauma psicologico transgenerazionale che segna la memoria collettiva palestinese, ma valorizza anche la solidarietà tra oppressi e la capacità di riunirsi in una causa comune come elementi necessari per la salute mentale dell’individuo e della comunità. Prendere la parola. Far parlare. Testimoniare affinché le umiliazioni, le torture, le conseguenze dell’occupazione non rimangano sepolte nel silenzio e non consumino per sempre l’anima di chi vi si oppone. Parlare per rompere il circolo vizioso della dominazione. Trovare la forza di preservare queste tracce, di far comprendere e condividere queste esperienze a quelle e quelli che vivono dall’altra parte del Muro della colonizzazione e dell’imperialismo. È indispensabile trasmettere e ripetere al mondo che, di fronte al sistema coloniale, il soffio della resistenza e della resilienza palestinesi è come il vento: nessuno può chiuderlo in gabbia.

CHI SIAMO

Siamo una cooperativa di produzione e lavoro dal 1990. Proponiamo un modo di cercare, di porre domande sui vissuti, sui dispositivi totalizzanti,  sulle risposte di adattamento e sulle risorse creative delle persone che li attraversano.

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